venerdì 8 novembre 2013

Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada



Il ministro dell’interno resta imprigionato nella sua auto blindata. Invano tecnici della Fiat, agenti della Digos, alleati di partito e avversari politici tentano di liberare il ministro. Mentre un onorevole tenta di ingraziarsi il prigioniero, la moglie amoreggia con un terrorista nascosto in cantina: tutti finiranno stipati dentro la macchina…
 

mercoledì 17 ottobre 2012

Il Pianeta Verde


 
Il film utilizza la comicità per muovere una critica feroce alla civiltà industriale. La storia comincia, appunto, sul "Pianeta verde": un pianeta lontano e sconosciuto ai terrestri, dove le persone che lo abitano vivono la loro esistenza in armonia con se stessi e con la natura. Anche gli abitanti di questo pianeta sono passati per l'era industriale (nel film è definita preistoria), ma dopo averne saggiato la decadenza, hanno preferito abbattere gerarchie, industrie e tutto ciò che rappresentava l'epoca dello sfruttamento.



domenica 8 luglio 2012

Green, Not Greed

Si tratta di un blog creato per la condivisione gratuita di testi di stampo anarchico e libertario, con l'intenzione di espandere le conoscenze riguardanti le molte correnti e diramazioni del pensiero anarchico, la lotta al capitalismo e allo stato e i loro effetti in ambito sociale, politico e ambientale. Il progetto di condivisione è gratuito per il semplice fatto che tali testi dovrebbero essere liberi da qualsiasi restrizione di proprietà e quindi accessibili a chiunque, essendo appunto nozioni di tipo libertario e, in teoria, esenti da diritti d'autore o da fini di lucro.



Presentazione del Blog:


Chi siamo?
Siamo dei compagni che, stufi -e incazzati- dei prezzi esosi dell’editoria in generale (da quella borghese a quella anarchica), hanno deciso di creare un blog dove poter scaricare sia libri, sia scritti e sia dossier redatti da vari compagni (anche stranieri) in modo da far girare sia un po’ di cultura generale e sia delle situazioni nelle realtà in cui viviamo. Questa collaborazione, l’abbiamo chiamata “Green, Not Greed”, che letteralmente significa “Verde, non avido”, giacché siamo spiantati ma non avidi nel condividere o nel sostenere e supportare la libera diffusione del materiale orientato verso il mondo dell’anarchismo. Il nostro slogan è appunto “Non diamo da mangiare ai porci editorialisti”, dunque, finché sia possibile non farlo, ben venga.

Cosa facciamo?
Sappiamo bene che la stampa dei libri di autori anarchici o di area libertaria, è per le case editrici un modo per far conoscere il pensiero anarchico agli individui, ma spesso -per il cosiddetto autofinanziamento- impongono prezzi troppo esosi, con tutto che non vogliano lucrarci di sopra. Tuttavia, è nostro interesse la distribuzione in rete di materiale difficilmente altrimenti reperibile, e abbiamo intenzione di non ricavarne alcun profitto per via di fattori etici e morali, poiché ricavar profitto è contro la nostra visione di cambiamento dello stato di cose. Finché condividiamo sulla rete, non ce n’è proprio alcun bisogno. L’unico “ricavo” che ci aspetteremmo, sarebbe la crescita dell’individuo.

Cosa pubblichiamo?
Pubblicheremo libri o dossier, preferibilmente in italiano, su argomenti inerenti all’anarchismo, alla lotta al capitalismo, alla pedagogia libertaria, lotta allo Stato, ma anche sulla situazione di distruzione ambientale o di curiosità archeologiche delle zone in cui viviamo o in cui abbiamo contatti. Nel caso in cui trovassimo interessanti delle pubblicazioni in lingua straniera, e che non siano ancora state pubblicate in Italia, o non siano arrivate in italiano, ci riserviamo il piacere di tradurre e pubblicare il suddetto materiale.

domenica 22 aprile 2012

Libertarias


Un omaggio alle donne, che durante la guerra civile spagnola del 1936, si sono battute contro il fascismo Franchista.

La giovane suora Maria, scappa dal convento attaccato dagli anarchici trovando rifugio in un'appartamento di prostitute, dove ben presto comparirà Pilar, membro dell'organizzazione delle Donne Libere, che con i suoi forti discorsi convincerà le prostitute e Maria stessa ad aggiungersi alla causa.


Torrent file .mkv


Torrent file .avi

Sottotitoli in italiano

martedì 17 aprile 2012

Green Anarchist e l’anarchismo ecologista inglese

Da: D.I.Y. - La (contro)cultura del Do It Yourself

Le origini del movimento ecologista risalgono alla metà degli anni Sessanta. Nel 1965 viene pubblicato Primavera silenziosa di Rachel Carson, libro dove si esponeva le conseguenze dannose dell’accumulo di DDT sulla catena alimentare. Il libro dava occasione per la prima volta alle persone di confrontarsi con le conseguenze ecologiche delle proprie azioni. Grossomodo negli stessi anni nasce Greenpeace che ottenne pubblicità mondiale nel fallito tentativo di fermare i test nucleari nel pacifico. La sinistra, seguendo un atteggiamento già precedentemente adottato nei confronti del movimento delle donne, criticò aspramente l’affacciarsi del movimento verde. Nei primi Settanta uscì un libro che ebbe particolare rilievo per le idee anarchiche: Indicazioni per la sopravvivenza di Edward Goldsmith. Tesi cardine del libro era che la crescita economica aveva violato il principio di sostenibilità. sovrappopolazione e inquinamento, unite ad una sostanziale diminuzione delle risorse, ponevano in pericolo l’equilibrio dell’ecosistema. Il libro proponeva come possibile soluzione il ritorno a quelle che venivano definite società vernacolari: gruppi preindustriali e tribali in armonia con la natura. Nonostante la sua importanza, l’opera di Goldsmith ricevette dure critiche dal movimento femminista in quanto nel libro veniva accettata acriticamente la logica patriarcale presente nella società tribale. Ciononostante il libro di Goldsmith, assieme alle teorie ecologiste di Schumacher, influenzarono in maniera considerevole la controcultura delle comuni degli anni Settanta nelle quali si travisava, a differenza di quelle sviluppatesi nei ’60, la base per un modello alternativo di società. Un altro autore che, per quanto controverso e in seguito aspramente contestato, seppe imporsi all’attenzione del nascente movimento fu Richard Hunt che in una serie di opuscoli seppe sviluppare ed arricchire l’ideologia del movimento ecologista anarchico. Hunt analizza la produzione del surplus in campo economico e cioè la quantità prodotta in più rispetto a quella strettamente necessaria per il proprio sostentamento. Secondo questa "legge del minimo sforzo", formulata su basi antropologiche, anziché lavorare per produrre surplus l’uomo si sarebbe dedicato all’ozio. Tale situazione cambiò a seguito di un impoverimento della terra disponibile in Mesopotamia causato da un cambio climatico alla fine dell’ultimo periodo glaciale (5000 A.C. circa). L’economia dei cacciatori raccoglitori entrò in crisi e si sviluppò un tipo di agricoltura più stanziale e intensiva. L’organizzazione del territorio portò alla divisione del lavoro secondo le proprie abilità. Secondo Hunt si creò una classe di organizzatori che ben presto imparò ad usare la religione per legittimare il proprio dominio sulla classe di lavoratori. Inoltre il surplus permetteva ai dominatori di mantenere una classe militare da utilizzare per imporre il proprio potere sulle classi inferiori. La sempre maggiore esigenza di surplus sarà alla base delle spinte espansionistiche che si svilupperanno in due modi: il "furto" e cioè l’uso della forza bruta, la conquista, e il "baratto", il commercio, e quindi lo sviluppo di un’altra classe dominante: gli artigiani. L’unica possibilità di reazione da parte delle popolazioni vicine era la creazione di surplus, ricreando società simili a quella da cui venivano attaccate. L’invenzione della moneta rafforzerà ulteriormente il potere del commercio che unito all’istituzione del sistema delle tasse fornì un efficace metodo di assoggettamento delle popolazioni colonizzate. I contadini infatti erano obbligati a produrre surplus per il mercato in modo da potere ottenere la moneta indispensabile per pagare le tasse. Nato circa due millenni fa, questo metodo venne riutilizzato anche nel XIX secolo: le autorità infatti obbligarono le popolazioni sottomesse a pagare le tasse in moneta costringendole ad accettare i lavori, sottopagati, nelle piantagioni inglesi. Chi si rifiutava di pagare veniva punito con la distruzione della propria capanna. Hunt proponeva come possibile soluzione la ricostruzione della società in comunità piccole e indipendenti. Col successivo opuscolo Hunt, che nel frattempo era diventato membro dell’ Ecology Party fondato da Goldsmith anni prima, allargò le proprie tematiche analizzando più in dettaglio la crisi del terzo mondo. Hunt non si limitò a prendere in esame il problema della sovrappopolazione ma contestualizzò la crisi in un sistema di ingiustizie sostenuto principalmente dal mondo occidentale. Oltre a sottolineare come la maggior parte dei problemi del terzo mondo fossero diretta conseguenza di anni di colonialismo, il movimento ecologista evidenziò come due grossi interventi delle nazioni unite negli anni ’70, la Rivoluzione Verde e la crisi dell’OPEC, non solo non risolsero il problema ma lo aggravarono. Proposte per risanare le maltrattate terre del terzo mondo, le colture sperimentali sviluppate nei laboratori non riuscirono a sopravvivere al di fuori di essi. Al termine delle sperimentazioni i paesi del terzo mondo si ritrovarono ancor più aspramente indebitati di prima. Tale indebitamento non toccò le élite locali ma creò enorme sofferenza per le popolazioni debitrici. L’opuscolo di Hunt nasce in risposta al rapporto Brandt del 1980 per le Nazioni Unite dove, alla rilevata crescente disparità tra le nazioni sviluppate e quelle del terzo mondo, si proponeva la fornitura di assistenza tecnica in modo che queste nazioni potessero competere sul mercato in modo equo. Il rapporto Brandt arriva a sostenere la necessità dello sviluppo ulteriore delle nazioni più ricche in modo da permettere loro di fornire più aiuti a quelle più povere. Hunt critica aspramente questa posizione additando la responsabilità della povertà delle popolazioni del terzo mondo proprio allo sviluppo del mondo industriale occidentale che ne ha trasformato le colture di sussistenza, in origine sufficienti a sfamare le popolazioni locali, in colture intensive utili allo sviluppo dell’industrializzazione. Tale processo resiste tutt’oggi e si inserisce in un contesto di critica degli aiuti umanitari stessi in quanto essi "(…) trattano i sintomi ma non le cause della situazione, cause che vengono dimenticate." Non solo, spesso tali aiuti venivano sfruttati dai governi locali per poter spingere le proprie popolazioni verso atteggiamenti desiderati. I governi locali infatti fanno parte di uno dei tre poli del triangolo della corruzione individuato da Hunt. Partner di questo immane sfruttamento sono i governi dei paesi occidentali e le multinazionali. "Il governo del centro instaura un regime fantoccio nel terzo mondo, questo regime usa le armi importate dall’occidente per scacciare (in un modo o nell’altro) la popolazione dalla terra e garantire il via libera allo sfruttamento da parte delle multinazionali sia della terra che delle popolazioni." Per Hunt, quindi, la funzione del libero mercato non ha altro fine che aprire ulteriori mercati nel sud del mondo. Inoltre, non potendo le manifatture locali poter competere sul mercato, si creerebbe una grande massa di lavoratori urbanizzati e disoccupati a disposizione delle multinazionali come manodopera a bassissimo prezzo. Teoria che ha trovato amara conferma nelle bidonvilles e "baraccopoli" che circondano i maggiori aggregati urbani del terzo mondo dove migliaia di persone soffrono quotidianamente la fame e vivono nella speranza di trovare un lavoro saltuario nelle metropoli. In un contesto del genere Hunt vede come unica possibile soluzione l’inversione delle tendenze alla globalizzazione. Inoltre le colture dei paesi del terzo mondo dovrebbero chiudere la propria economia smettendo di essere fornitrici di materie prime necessarie ai paesi industrializzati, commercio che offre enormi benefici ad una ristretta élite ed affama tutto il resto della popolazione, in modo da poter realmente risanare le proprie terre. "Poiché è nei paesi del terzo mondo che ci sono le risorse che tengono in piedi l’economia
mondiale, è il mondo industriale che ha bisogno del terzo mondo e non il contrario." Contro questo sfruttamento Hunt auspica la rivolta della popolazione non solo contro le classi dominanti ma contro la struttura della società stessa. Il fine ultimo è un’economia sganciata dal mercato
globalizzato ed un ritorno all’auto consumo. Egli cita anche alcuni esempi di simili riappropriazioni
in Uganda e America Latina. Nel 1982 Hunt, assieme ad altri, abbandonerà l’Ecology Party deluso dalla scarsa attività del partito accusato di aver abbandonato le proprie origini, basate su azioni concrete, a favore di una logica più elettorale. Nel 1984 fonderà un giornale: Green Anarchist (anarchico verde). I primi anni del giornale furono molto movimentati e subirono svariati contrasti e defezioni. Causa principale fu lo stesso Hunt che negli anni sviluppò un’attitudine sempre più orientata verso posizioni marcatamente dispotiche e fasciste sia nella conduzione del giornale sia nell’elaborazione delle proprie idee. Fattore di rinnovo furono Chris Laughton, che aveva precedentemente cercato di creare Earth First! in Inghilterra, e soprattutto Paul Rogers già collaboratore di Peace News dalla cui redazione si staccò in quanto più orientato all’azione diretta. Rogers riuscì a riallacciare i rapporti col mondo controculturale, ormai stanco delle invettive di Hunt, e fornì largo supporto alle azioni dirette degli animalisti oltre a critiche nei confronti della burocratizzazione del Green Party. Nel 1990 Laughton abbandonò e, affiancato da Kevin Lano precedentemente cofondatore del "Movimento di liberazione sessuale anarchico", Rogers riuscì a portare Hunt, che deteneva il controllo esclusivo dei fondi del giornale, alle dimissioni. L’occasione la fornì uno stesso articolo di Hunt a favore dell’intervento nella guerra del golfo. Attivi entrambi in movimenti contro la guerra Rogers e Lano, costretti loro malgrado a pubblicare l’articolo, lo accompagnarono con un loro scritto che criticava energicamente le posizioni patriottistiche di Hunt. L’affronto portò Hunt alle dimissioni ed alla fondazione nel ’91 di un proprio giornale, Alternative Green, dove sviluppò ulteriormente le sue posizioni gerarchiche e fasciste. Finalmente libera da Hunt, la redazione di Green Anarchist poté riorganizzarsi riallacciando numerosi contatti persi in passato e riformando e integrando le proprie idee. Essi decisero "(..) di integrare le idee dell’anarchismo verde nord americano con le esperienze e le analisi di Hunt e con il pensiero più radicale del movimento verde britannico." Un successivo passo fu la necessaria decentralizzazione sia a livello organizzativo, assicurandosi che il controllo delle risorse non potesse più essere in mano ad una sola persona, sia sviluppando una più ampia rete di collaborazioni anche estere. Nel corso delle proprie pubblicazioni Green Anarchist affrontò in modo critico vari aspetti della tradizione anarchica verde. Nonostante Murray Bookchin, di cui si parlerà più avanti, avesse il favore delle femministe, il gruppo editoriale di Green Anarchist ne criticò il modello di divisione del lavoro basato sulle differenze di genere (sesso). L’autonomia femminile viene considerata un tema centrale per la costruzione di una società futura anarchica e verde. Una simile posizione poteva gettare le basi per eventuali discriminazioni. Sempre nel campo delle discriminazioni GA vede le origini del razzismo nell’imperialismo. Creando diffidenza nei confronti delle culture estranee alla propria civiltà, si poteva caratterizzare negativamente queste popolazioni e quindi sfruttarle. "Gli africani potevano essere sfruttati legittimamente perché, seguendo l’autorità biblica, non erano cristiani, ma pagani e perciò era giusto trattarli solo come bestie da soma." Green Anarchist troverà nella critica situazionista nuovi stimoli nell’analisi della società industriale. L’internazionale situazionista, la cui storia risale al 1966, si concentrò sull’analisi dell’alienazione derivante dall’organizzazione del lavoro. Principali cause di questa alienazione derivano dal distacco esistente tra il lavoratore e il prodotto finito. Il situazionismo inoltre individua nella spettacolarizzazione della società la creazione di un distacco tra realtà e rappresentazione. Attraverso la pubblicità e i mass media il prodotto smette di essere fruito in quanto tale ma si carica di un’identità particolare che ne diventa il vero motivo d’acquisto. Anche il tempo e lo spazio vengono assoggettati alle esigenze capitaliste spingendo l’individuo in un ciclo di lavoro, consumo e riposo che sfugge al suo controllo. I situazionisti sostennero la necessità di creare situazioni capaci di scioccare il popolo al fine di metterlo in condizione di prendere coscienza dell’alienazione insita in un tipo di esistenza simile. Lungi dall’accettarne acriticamente le posizioni, Green Anarchist ne sviluppò la portata concentrando la propria analisi sul concetto di massa, e quindi sulla "scala" del fenomeno trascurata dai situazionisti, evidenziando come produzione, consumo e comunicazione di massa contribuiscano alla globalizzazione di determinati valori a discapito dell’identità individuale. In una società dove le spinte eversive sono seppellite dalla facile omologazione ad uno status quo di immediata acquisizione, il controllo risulta estremamente più facile. "Monopolizzando i mezzi necessari alla sopravvivenza nella società tecnologica-industriale, una piccola élite rende dipendenti le masse" utilizzando mezzi tradizionali quali quelli militari, religiosi ed economici ai quali si sono aggiunti quelli tecnologici. Resi massa informe e spersonalizzata, complice l’atomizzazione sociale, le persone si sentono prive di sicurezza e potere e tendono a cedere facilmente all’assimilazione di falsi "(…) miti paternalistici tra cui quello che sostiene che lo stato si può prendere cura di loro meglio di quanto loro stessi poterebbero fare, quello che devono sopportare è per il loro proprio bene e per il bene della società intera." Green Anarchist sviluppa anche una propria strategia di resistenza ritenendo che la più appropriata forma di organizzazione anarchica sia un coordinamento di separati piccoli gruppi di affinità. Pratica direttamente influenzata dalla femminista anarchica Cathy Levine che sostenne come tutte le strutture formali, burocratiche e di massa, ma anche quelle di movimento, finiscano per replicare concetti e metodologie di tipo patriarcale (e quindi autoritario). I concetti di Hunt vengono rivisti e corretti, depurati dalle istanze nazionalistiche ed allargati nelle loro considerazioni sociali. Il concetto di periferia, principalmente i contadini del terzo mondo, sfruttato dal centro, i paesi sviluppati, viene allargato ulteriormente. L’analisi si sposta anche alle "periferie" della società industrializzata analizzando le minoranze sessuali e culturali, gli animali, i disadattati e tutte le vittime del decadimento industriale. Essendo categorie principalmente lasciate a se stesse, esse non hanno nulla da perdere in quanto non
possiedono nulla e sono quindi le più disposte ad attaccare lo stato e le sue strutture. Secondo
Green Anarchist quella che definisce come "la nuova cultura di resistenza degli anni 90" può
esprimersi efficacemente solo con attacchi autonomi e anonimi di guerriglia alle infrastrutture
(strade, ferrovie, centri di comunicazione eccetera) e attraverso strategie di azione diretta volti alla disgregazione della società tecnologico-industriale. "L’economia informale del baratto, la crescita del movimento delle occupazioni (squatters) e dei travellers, la formazione di gruppi di autodifesa degli omosessuali o degli immigrati negli ultimi anni dimostrano che queste categorie stanno cercando una soluzione ai loro problemi per conto proprio senza alcuna delega, rinforzando se stessi e rendendo possibile vivere secondo i propri valori e desideri. Inoltre il crescendo di violenza contro le forze dell’ordine, le sommosse ad ogni stagione nelle città, la guerriglia senza spargimento di sangue che stanno conducendo nelle campagne i travellers, i sabotatori della caccia (Hunt Saboteurs), l’ALF, le cellule dell’Earth Liberation Front, dimostrano che la periferia sociale sta riprendendo ad attaccare il sistema. Lo stato è incapace di negoziare o di addomesticare questi ribelli contro l’Inghilterra civilizzata perché semplicemente essi non vogliono niente dallo stato e non credono più alle bugie del sistema."

sabato 25 febbraio 2012

La fascistocrazia, il totalitarismo dal volto nostrano

Da: Polyarchy

L'epoca in cui ci troviamo tuttora è l'epoca dello statismo di cui stiamo vivendo la crisi terminale (morale, culturale, sociale, economica) che può avere come sbocco o lo sprofondamento in una decadenza continua (imbarbarimento) o un rinnovamento radicale (rinascimento) attraverso il passaggio ad un altro modello, profondamente diverso, di organizzazione sociale .

Per quanto riguarda lo statismo italiano esso ha talune caratteristiche particolari che vanno messe in luce perché, comprendendone la natura, possiamo essere in grado di capire una parte di noi stessi, le persone con cui interagiamo e i possibili antidoti al generale imbarbarimento.

Il punto di partenza essenziale in questa analisi conoscitiva dello statismo nostrano è un aspetto che è comune a tutte le società basate sullo stato-nazione e cioè il fatto che, nonostante le apparenti contrapposizioni ideologiche interne, esse sono tutte caratterizzate da un percorso ideologico rettilineo omogeneo. Lo stato democratico nazionale, unitario e centralizzato, nasce dal superamento del regime aristocratico (suffragio ristretto) e dall'entrata in scena delle classi popolari che diventano elettorato di massa (suffragio universale).

L'ideologia che caratterizza l'emergere delle masse a nuovo soggetto politico è il socialismo statalizzato animato dalla piccola borghesia impiegatizia e dalla burocrazia dei nascenti partiti operai e socialisti. Già nel 1873 Engels afferma che"tutte le sezioni Italiane che si autoproclamano facenti parte dell'Internazionale sono gestite da avvocati senza cause, medici senza pazienti, studenti di biliardo, venditori di commercio e piazzisti vari, e, in special modo, giornalisti della stampa minore di fama più o meno dubbia." (1873, Friedrich Engels).Antonio Gramsci rafforza questa critica al socialismo burocratico quando scrive che in Italia"i partiti non furono una frazione organica delle classi popolari (un'avanguardia, un'élite), ma un insieme di galoppini e maneggioni elettorali, un'accolta di piccoli intellettuali di provincia, che rappresentavano una selezione alla rovescia." (1929-1935, Passato e Presente)
Quando questo socialismo burocratizzato scopre il nazionalismo il risultato è, in Italia e in Europa, il fascismo. La contrapposizione socialismo-fascismo che ci viene presentata a scuola o sui giornali è una contrapposizione inventata. Il fascismo nasce dal socialismo, vale a dire da quel socialismo partitico, burocratico, nazionalista e accesamente statalista che si era imposto dopo che il socialismo anarchico, individualista, internazionalista, basato sul mutuo appoggio e sul libero pensiero era stato sconfitto e i suoi rappresentanti messi in carcere, mandati in esilio o semplicemente uccisi (come avvenne nel maggio del 1919 per Gustav Landauer a cui le milizie “socialdemocratiche” di Gustav Noske sfondarono il cranio con il calcio del fucile).

Il socialista Mussolini diventa il fascista Mussolini ma si tratta solo di un cambio di etichetta e nient'altro. Questo passaggio continuo dal socialismo al fascismo è tipico di un periodo dell'intera storia europea. Ne “La scuola dei Dittatori” Ignazio Silone documenta questo fatto quando scrive che "fu una vera sorpresa per i berlinesi di vedere un giorno le caratteristiche 'Schalmeienkapellen' dei comunisti sfilare per la strada in uniforme bruna." In sostanza, comunisti il giorno prima e nazisti il giorno dopo. Questo cambiamento sorprende solo coloro che sono stati indottrinati a credere nell'antitesi tra comunismo e fascismo e non a percepirne la profonda comunanza ideologica (non per nulla “nazismo” è la contrazione di nazional-socialismo).

Molti che escono dalla scuola di stato sono convinti che il fascismo sia a vantaggio della proprietà privata e della libera impresa e che il comunismo sia per la proprietà pubblica e l'impresa statale. Queste sono idiozie assolute. Il fascismo, forse ancor più del comunismo, si basa sul culto dello stato che trova espressione nella famosa proclamazione Mussoliniana: "Niente fuori dello Stato, al di sopra dello Stato, contro lo Stato. Tutto allo Stato, per lo Stato, nello Stato." (Articolo “Fascismo” - Enciclopedia Italiana, 1935). Lo stesso Mussolini afferma nel 1934, forse esagerando un po': "I tre quarti dell'economia italiana, industriale ed agricola, sono nelle mani dello Stato." (24 maggio 1934). Infatti uno storico moderno ha definito Mussolini "il grande sacerdote del collettivismo di stato." (1997, Denis Mack Smith)

Chiariti questi punti fondamentali che sono tipici di tutto lo statismo europeo al di là delle contrapposizioni fasulle tra destra e sinistra, è interessante vedere quali sono gli aspetti tipici dell'esperienza italiana. Io li riassumo in tre caratteristiche estremamente diffuse:

- Opportunismo. L'ideologia che contraddistingue soprattutto il comportamento politico del ceto politico dirigente è sempre stato l'opportunismo. Famosi sono i giri di valzer precedenti la prima guerra mondiale per cui si passa dall'alleanza con la Triplice Intesa (Austria-Ungheria e Germania) a quella con Francia e Inghilterra sperando di ottenere un più lauto bottino di guerra. Il capovolgimento di fronte è una costante della politica italiana. In sostanza, “Francia o Spagna purché se magna.”

- Servilismo. Chiaramente l'opportunismo è indice di un animo estremamente gretto, privo di principi morali, più tipico di un servo che di un essere responsabile e autonomo. Non per nulla, anche nei secoli precedenti l'Italia è stata terra di conquista per le potenze europee sicure che poi molti si sarebbero messi subito al servizio del vincitore. Servilismo fa rima con trasformismo che è anch'esso un atteggiamento assai presente tra le italiche genti.

- Vanverismo. Opportunismo e servilismo trovano espressione verbale in quello che io chiamo il vanverismo e cioè il parlare a vanvera, il dire cose senza costrutto che solleticano l'orecchio ma non hanno alcun significato reale. Fare affermazioni reboanti, sparare dati inventati, esprimere dichiarazioni perentorie che risultano poi in comportamenti difformi o in smentite nel giro di poche ore o di pochi giorni, questo è il pane quotidiano del giornalettismo nostrano e del politichese italico, l'uno a supporto dell'altro nel produrre aria fritta e vuoto assoluto.
Queste tre caratteristiche accomunano tutto il mondo politico fatto di ideologie di cartapesta di pura facciata (finti progressisti, finti liberali, finti socialisti). Infatti gli unici “ismi” davvero esistenti e che accomunano tutti sono, come detto più sopra, l'opportunismo, il servilismo e il vanverismo. Per caratterizzare appropriatamente lo statismo italico sarebbe utile raggruppare queste tre caratteristiche sotto un unico termine.

Il termine di cui abbiamo bisogno deve essere critico ma non pregiudizialmente dispregiativo e deve indicare un pensiero e una pratica in cui l’individuo è visto (quasi esclusivamente) come facente parte di un insieme di soggetti nazionali che hanno bisogno di essere guidati da un governante statale. Insomma, un popolo di esseri visti come deboli fili d’erba esposti al vento e alle intemperie, che il provvido fattore (governante) riunisce in un fascio e pone al riparo nella fattoria (stato). Il termine che qui si propone è quello di Fascistocrazia.

La Fascistocrazia attrae e unisce coloro che hanno orrore della varietà, del nuovo, del diverso, e per questo vogliono che tutti quelli che vivono su un certo territorio (più o meno chiuso verso l’esterno) siano strettamente uniti (il fascio d’erba) sotto il controllo del fattore. Per convincere tutti della bontà di tale pratica essi utilizzano concetti “suadenti” come democrazia, uguaglianza, integrazione, identità culturale, sovranità nazionale, assistenza sociale, ecc.

La Fascistocrazia risulta invece indigesta a tutti coloro che, ragionando con la loro testa, sviluppano una loro personalità libera e indipendente (intraprendente) e quindi una singolarità che non ha nulla a che fare con l'identità e l'apparato identitario dello stato nazionale. Essi desiderano società o comunità libere e volontarie in cui le persone si associano appunto liberamente e volontariamente. Per costoro lo stato nazionale territoriale che domina tutti è una mostruosità inventata da dementi, ipocriti e profittatori, e accettata, a seguito di una propaganda secolare, da masse di persone a cui il gusto della sperimentazione e della intraprendenza è stato ucciso sul nascere.

Se gli oppositori della Fascistocrazia sapranno utilizzare un linguaggio convincente e soprattutto far nascere realtà entusiasmanti (nuovi modi di produrre e di interagire) allora i giorni della Fascistocrazia saranno contati.

Bocca nera

"Ridi finché hai i denti",

disse il dentista accettando i tuoi assegni.

Te ne prendi cura per placare la paura

del vuoto in bocca.


Il falso smalto mi urta alla vista,

preferisco il riso amaro

raccolto nel tuo esser finalista.


Bocca nera, aspra ma sincera.


L'apripista aggiunge tutti nella lista,

un non invitato per un dente cariato.

Cos'ha fatto di male? Ha commesso un reato.


Tutti sorridenti in tribunale.

"Il dente è cariato, lo dobbiamo strappare!

Non è normale, non è normale,

è qualcosa di nuovo e a noi ci fa star male!"


Bocca nera, rossa e blu lei si dispera.


Il malcapitato aspetta la notte,

fuori la gabbia la guardia severa,

osserva attenta ogni suo movimento.


È questione di un momento,

potrebbe uscire o morire.

"La carie la trasmette quell'incivile!"


Punito nel sonno, fu l'ultima frase che gli lasciaron udire.


Bocca nera, perì nera nella sera.